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Racconto erotico – ‘Palline da tennis’

14 Settembre 2025,

scritto da

Recentemente, una lettrice di EasyToys Magazine, Martina, ci ha inviato una storia erotica davvero eccitante che siamo felici di condividere con voi. Quando un allenatore di BMX e una dipendente del centro sportivo si rincontrano dopo molto tempo, decidono di prendersi un caffè insieme. Ma presto è chiaro che la serata non si fermerà a una semplice tazza di caffè…

Palline da tennis

Il suono di decine di adolescenti chiacchieroni si allontanava con mia grande gioia, mentre si dirigevano verso il parcheggio. Ogni mercoledì iniziavo con entusiasmo la sessione di allenamento di quattro ore, ma ogni mercoledì ero altrettanto felice quando i ragazzi lasciavano la pista BMX. I più piccoli erano attenti e facili da gestire, ma con l’aumentare dell’età dovevo adattare il mio approccio e fare appello a tutta la mia pazienza. Ti avvicinasti proprio mentre mettevo via gli ultimi coni nel baule dell’attrezzatura. “Fantastici i tuoi allenamenti quest’anno, Lorenzo non vede l’ora ogni settimana,” dicesti. “Ciao,” risposi, “grazie per il complimento. Come stai? È passato tanto tempo dall’ultima volta che ci siamo visti…” E ti feci l’occhiolino. Arrossisti e ridacchiasti un po’. “Tutto bene, da poco lavoro al centro tennis qui accanto. Passa per un caffè, se ti va.”Istintivamente alzai il pollice e terminai di riordinare.

Passarono settimane e avevo già dimenticato il tuo invito, finché non ti vidi una sera tardi di giovedì sulla terrazza del club di tennis, con un vassoio pieno di tazze e bicchieri. Mi vedesti, sollevasti una tazzina e mimasti il gesto del bere, con il mignolo ben alzato. Sorrisi e continuai l’allenamento. Era una sera umida e afosa, e verso le nove decisi che bastava così. Sistemai la mia BMX nel furgone, mi tolsi la maglietta sudata, mi sciacquai velocemente il viso e il petto dalla polvere, mi misi una maglia pulita e salii alla guida. Ancora grondante per il lavaggio veloce, pensai al tuo invito, scesi e mi avvicinai al grande edificio del club di tennis. Un po’ deluso notai che la maggior parte delle luci era già spenta e anche il parcheggio era vuoto.

Proprio mentre stavo per tornare indietro, la porta della cucina si aprì. “Entra,” dicesti. “Sto per finire!” Entrai nella piccola cucina del club e ti vidi pulire dietro il bancone, sembravi un po’ di fretta. Svuotasti il secchio e riponesti lo spazzolone. Sorridendo rientrasti in cucina. “Cosa vuoi bere?” chiedesti, attraversando la stanza per entrare in uno sgabuzzino. Togliesti le scarpe da lavoro e infilasti un paio di infradito. Via anche la casacca da lavoro, una spruzzata di deodorante, e poi indossasti degli hotpants e una maglia di cotone a collo alto: la tua serata libera era ufficialmente iniziata. Chiesi una Coca Cola, e per te prendesti una birra dal frigo. Mentre lo facevi, attraverso le ampie aperture delle maniche potei intravedere il tuo seno sodo, e mi chiesi se l’assenza del reggiseno fosse una scelta intenzionale.

“Attraverso le ampie aperture delle maniche potei intravedere il tuo seno sodo, e mi chiesi se l’assenza del reggiseno fosse una scelta intenzionale.”

Parlammo del “passato”, e il ricordo di un nostro bacio da adolescenti ci fece scoppiare a ridere. Quando mi alzai per andare via, saltasti giù dal bancone e dicesti: “Vuoi un giro del posto?”
Non era la curiosità, ma il tuo entusiasmo che mi convinse. Passammo accanto a campi da tennis coperti con moquette, vari uffici e svoltammo in un corridoio a sinistra. Alla fine del corridoio apristi due porte, e il calore della piscina mi investì in pieno volto. Con occhi brillanti dicesti: “Facciamo un tuffo…?” Senza aspettare risposta, scalciasti via le infradito, ti togliesti i minuscoli pantaloncini e la maglietta e ti tuffasti nuda in piscina. Nuotasti sott’acqua fino all’altro lato e ti appoggiasti ai gomiti sul bordo.

“È fantastico, che aspetti?” Guardai i miei pantaloni impolverati da cross e borbottai che non ero il tipo da nuoto nudo. Sorridesti in modo malizioso e tornasti indietro a dorso. A ogni battito delle gambe, i tuoi capezzoli emergevano orgogliosamente dall’acqua e sentii il sudore imperlare sempre più sulla fronte. Proprio mentre stavi per raggiungere la scaletta, afferrai un grande asciugamano e lo sollevai verticalmente tra te e i miei occhi curiosi. Con sorpresa lo prendesti dai lati e lo avvolgesti intorno alle spalle come un mantello. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal tuo corpo bellissimo. Intrecciasti le dita bagnate con le mie e mi conducesti verso una porta nell’angolo della piscina.

La porta si aprì automaticamente e la luce si accese. Entrammo nella sala fisioterapica e mi lanciasti l’asciugamano ancora umido. “Chi non nuota, almeno si asciuga,” ridesti, stendendoti sul lettino da massaggio. Presi con destrezza l’asciugamano e asciugai i tuoi capelli corti e ribelli, le spalle, la schiena e i glutei. Coprii la dolce curva delle tue anche e con le estremità dell’asciugamano asciugai le dita dei piedi, le tibie e le cosce. Quando apristi leggermente le gambe per lasciarmi asciugare anche l’interno, feci scivolare l’asciugamano verso l’alto con entrambe le mani e sfiorai con le nocche dei pollici, in modo apparentemente innocente, il punto dove le cosce si congiungono con i fianchi. Emististi un gemito e quasi con aria sorpresa ti sollevasti sui gomiti mentre mi allontanavo. Posi un dito sulle labbra, spensi le luci al neon e accesi una piccola lampada da scrivania. Da un armadietto pieno di boccette presi un flacone di olio da massaggio e iniziai a far scivolare i pollici lungo la tua colonna vertebrale.

“Feci scivolare l’asciugamano verso l’alto con entrambe le mani e sfiorai con le nocche dei pollici, in modo apparentemente innocente, il punto dove le cosce si congiungono con i fianchi.”

Il tuo sorriso rivelava il tuo piacere, e dopo aver massaggiato accuratamente schiena e fianchi, mi spostai davanti al lettino per trattare anche l’attaccatura dei muscoli alla base del cranio. All’improvviso le tue mani afferrarono la chiusura rapida dei miei pantaloni da cross, liberando il mio sesso ormai scomodo nella sua prigione. Mi afferrasti i glutei, baciasti delicatamente il mio scroto e facesti scorrere la lingua verso l’alto in un sensuale zig-zag. Dopo qualche gioco con il frenulo, le tue labbra si richiusero attorno alla testa ormai turgida del mio membro. Con la lingua iniziasti a compiere cerchi lenti intorno alla punta, e io fui travolto dal piacere. Stavo per aprire bocca per dirtelo, ma mi lanciasti un’occhiata e, tremando, sentii il mio piacere esplodere.

Ti sentii gemere piano, e con ritmo fluido muovevi la testa su e giù. Lentamente lasciasti scivolare il mio membro ormai rilassato fuori dalla bocca e salisti con baci su per il mio corpo. Dopo aver sfiorato mento, naso e labbra con le tue, ti alzasti in piedi e mi ordinasti di sedermi sul lettino. Tolsi gli ultimi indumenti sportivi, ancora attorcigliati intorno alle caviglie. “A pancia in giù,” ordinasti con voce dolce ma decisa, e prendesti l’olio dalle mie mani. Ti posizionasti davanti a me, spalmasti il tuo corpo con uno spesso strato d’olio e, con le mani sulle mie spalle, ti inginocchiasti lentamente su di me finché il tuo corpo si adagiò sul mio. Anche le nostre gambe erano perfettamente allineate. Afferasti la testata con entrambe le mani e cominciasti a dondolarti dolcemente su di me. Una sensazione incredibile. Il massimo contatto pelle a pelle sembrava seta su tutto il mio corpo.

“Ti sentii gemere piano, e con ritmo fluido muovevi la testa su e giù. Lentamente lasciasti scivolare il mio membro ormai rilassato fuori dalla bocca e salisti con baci su per il mio corpo.”

Le tue gambe lentamente scivolarono via dalle mie e mi girai con cautela sotto di te, finché le nostre lingue si trovarono in un bacio profondo. Le tue anche si sollevarono lentamente e, in ginocchio, ti spostasti finché la frutta non si trovò sotto l’albero. Ti volevi calare su di me, ma scivolai via e la mia lingua si immerse avidamente nella tua vulva. Un grido di sorpresa, seguito da un profondo mugolio: lo presi come un segno di approvazione. Indurii la lingua, su cui iniziaste a cavalcare con passione. I tuoi punti erogeni si rivelavano sempre più, come un’oasi che sboccia, finché scivolai via da sotto di te. Prima ancora che tu realizzassi la mia posizione, mi inginocchiai dietro di te e penetrai il tuo sesso con tutto il mio membro, duro e profondo. Urlasti, gemesti, ringhiasti, godevi e mi incitavi a continuare, finché un rilassamento totale fuse i nostri corpi in un’unica quiete…

Nudi, con attenzione cancellammo ogni traccia della meravigliosa serata. La polvere dei miei pantaloni da cross, mescolata con l’olio da massaggio, ci regalò un’altra mezz’ora di risate. Alla fine, soddisfatta, spegnesti la luce e chiudesti la porta. In cucina ci salutammo. Mi baciasti ancora una volta con passione e ti abbracciai con la stessa intensità. Afferrai la maniglia e uscii nella notte. Sorridente, restavi sulla soglia, i tuoi capelli brillavano al chiaro di luna. “Che sport meraviglioso, il tennis,” scherzai, e mi persi nella notte…

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Scritto da

Eva

Autore
Eva è una giovane creatrice di contenuti appassionata che combina il suo amore per lo storytelling con un acuto senso del dettaglio. Con una notevole esperienza nella creazione di contenuti ispiratori e coinvolgenti, Eva sa esattamente come colpire nel segno. Il suo entusiasmo è contagioso e la sua ambizione si riflette in tutto ciò che fa.

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